Le prime tracce dell’antico e affascinante mestiere del fabbro rho risalgono addirittura all’era del neolitico (600 A.C), infatti, durante quegli anni, i primi artigiani, grazie all’utilizzo di forni, impararono, prima a fondere e poi a forgiare i metalli, realizzando arnesi utili ad agevolare e velocizzare i lavori domestici e quotidiani delle persone. La figura del fabbro è sempre stata considerata “sovrannaturale” in Europa fino al XIX secolo; infatti in Gran Bretagna, i fabbri, erano denominati “incantatori del sangue” ovvero guaritori e si credeva che potessero predire il futuro e compiere magie.
La mitologia greca, con Efesto, Dio del fuoco e degli inferi, temutissimo anche da Zeus, padre degli dei, conferì alla figura del fabbro e alla sua arte un’aurea magica che, lo ha accompagnato fino ai nostri tempi. Omero descrive il fabbro come un uomo brutto, con un cattivo carattere, ma una grande forza e la capacità di produrre oggetti in ferro di un’ineguagliabile perfezione. E’ Efesto, Dio del fuoco adorato ad Atene e in tutte le città della Grecia in cui fossero praticate attività artigianali.
Secondo la mitologia la sua fucina si trovava nelle viscere dell’Etna, di cui ne arrossava la cima. Poiché il fabbro era in grado di domare il ferro e di cambiarne le caratteristiche meccaniche per mezzo della forgiatura e della tempra, tutto ciò lo portava ad essere considerato una figura estremamente importante, come il medico o l’astrologo. L’apprendista fabbro era chiamato “Prezzolaro” e rispetto ai discepoli di altre arti godeva di maggiore considerazione, sicuramente dovuta alla sua prestanza fisica.
Il fabbro produceva molti attrezzi di uso quotidiano, impiegati nei campi o nelle botteghe, vanghe e vomeri per gli aratri, coltelli e mannaie per i macellai, seghe per i legnaioli, bilance per la pesa per gli speziali e di precisione per gli orafi, martelli per i muratori, catene di ferro, ganci, succhielli, passatoti ed i caratteristici anelli o lumiere che ancora oggi abbelliscano le facciate di molti palazzi antichi.